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2.9.17

Lean On Pete (id., 2017)
di Andrew Haigh

CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Come in un romanzo (da cui del resto è tratto) quella di Lean On Pete è una parabola umana, un’avventura di un ragazzo di 16 anni a cui crolla tutto addosso. Un padre ragazzino più di lui che non smette di fare scelte sbagliate, parenti assenti, una passione per i cavalli da corsa ed un rapido precipitare degli eventi che lo porterà a scappare, assieme al cavallo chiamato Lean On Pete, per evitare che sia mandato ad essere abbattuto.

Quella dei due è una storia d’amore, almeno ne ha i contorni. Lui è rimasto solo al mondo e si sente ancora più solo per indole, incompreso, abbandonato negli affetti che nessuno capisce. Il cavallo è un mezzo brocco che però ogni tanto vince, e come capita a quelli così, al primo problema fisico è sbolognato. Due solitudini che si incontrano ma già qui il film di Haigh, che già con 45 Years e Weekend ha dimostrato di essere più innamorato dei sentimenti che di saperli raccontare, desidera e non raggiunge. Il cavallo in realtà lo vediamo molto poco (per il peso che ha) e ogni svolta che lo riguarda ci colpisce relativamente, poiché il film non crea mai vero coinvolgimento.

Come del resto non crea mai vero coinvolgimento nelle peripezie di questo ragazzo efebico, imberbe e troppo buono per la vita di strada che invece fa. Il suo grande viaggio verso una zia che forse c’è e forse non c’è ma comunque è l’ultima speranza di una famiglia che gli rimane, l’ultima possibilità di non finire in mano ai servizi sociali, poteva essere un’impresa estrema ed eroica, uno sforzo incredibile per una personalità remissiva e invece è un viaggio desolato e tenue.

Di tutta la grande mestizia e solitudine, della sete d’amore e dei sentimenti di vergogna e speranza che Haigh mette sul tavolo, Lean On Pete non riesce a fare mai davvero buon uso. Vorremmo seguire il protagonista mentre si muove nelle notti e ruba benzina, mentre viene assaltato e cura il suo cavallo, ma vediamo solo una persona che non conosciamo mai bene e non invece una parte di noi stessi rappresentata ed ingrandita, un istinto comune a tutti con cui identificarsi.

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