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9.4.15

Se Dio Vuole (2015)
di Edoardo Falcone

PUBBLICATO SU  
Se Dio Vuole è un film decisamente riuscito e la cosa più sorprendente è come lo sia a fronte del minimo della personalità e della massima adesione ad un tipo di storie (altoborghesi, cattoliche, buoniste) che solitamente rappresentano il peggio della nostra produzione. Con una trama ottima per la prima serata di qualche canale generalista ma una scrittura più che fluida, Edoardo Falcone e Marco Martani stendono un copione di impeccabile felicità e incrollabile fede nel proprio genere. 
Nella loro visione la commedia borghese rimane quel trionfo di piccolezze, luoghi comuni e di vittoria della tradizione sulla modernità che è sempre stata ma l'esordiente Falcone (arrivato alla regia dopo una grande quantità di lavori da attore comprimario) sembra aver capito tutto di come questo tipo di copioni vadano trasformati in film: puntando sugli attori.

Se Giallini e Gassman sono una coppia protagonista di inedito affiatamento, comicamente molto sapidi e capaci di dare gran ritmo ad ogni scena, è in realtà nel campionario di comprimari che Se Dio Vuole si esalta. Sarà perchè Falcone per molto tempo ha militato in quella categoria ma gli attori di contorno puntellano il lavoro delle due star in maniera eccellente, contribuendo a creare un mood mai sovversivo ma sempre ordinariamente paradossale, che è il vero segreto del film.
Edoardo Pesce nel ruolo del genero un po' scemo e bambinone ma di gran volontà e sentimentalismo sempre fuori luogo (almeno con uno come Giallini) è una rivelazione, lo stesso si può dire della figlia superficiale di Ilaria Spada, scema comica che non esagera mai. Solo Laura Morante, a cui è affidato un segmento di trama separato dal resto del film che mal si amalgama con il resto e stona anche un po' con il filone principale, appare fuori parte.

Su tutti ovviamente trionfano i due protagonisti. Capaci di dar vita ad una coppia sempre sul crinale tra opposizione e armonia, alterco e solidarietà Giallini e Gassman si sono trovati attraverso una regia capace di metterli nelle condizioni di dare il meglio. Il secondo è finalmente fuori dai tipici personaggi ricchi e spacconi che gli vengono usualmente affidati, mentre del primo Falcone sembra aver capito il segreto ultimo. 
Marco Giallini è un interprete particolare, un attore di presenza, dotato di un corpo ed un volto che stupiscono e meravigliano l'obiettivo ogni volta. Non è solo questione di recitazione ma anche di movimenti e un'armonia nei gesti perfetti per essere ripresi. Falcone pare averlo capito perfettamente e gli regala spesso piani lunghi, in cui è inquadrato a figura intera, si innamora della sua camminata particolare (il cui effetto dinamico dura per qualche minuto dopo che è comparsa) che riprende non appena può, lo fa girare nell'inquadratura e gli lascia quanta più aria possibile per i suoi movimenti. Ne risulta una prestazione incredibile se si considera quanto Se Dio Vuole voglia in realtà essere un film piccolo e leggero, di poche pretese che abbiamo già visto molte volte, quasi sempre diretto e interpretato con la solita sufficienza e banalità. 
Invece capita anche che i progetti meno promettenti possano esplodere.

2 commenti:

Marco Gentili ha detto...

il tuo è un commento molto tecnico e interessante a cui secondo me sfugge però un particolare importante: il film fa ridere veramente poco e cerca effetti di bassa lega. Se consideri che la scena clou si basa fondamentalmente sull'effetto comico generato dall'imitazione di un disabile e dalla fisicità abbondante di Giuseppina Cervizzi...direi che siamo dalle parti dei cinepanettoni. La scorsa stagione due film sorprendenti come "Smetto quando voglio" e "Song'e Napule" avevano alimentato speranze su un nuovo filone di commedie, ma film come questo sono veramente scoraggiante. E tralasciamo poi il "messaggio" conciliatorio sull'apertura mentale che dovrebbe portarci a riabilitare Gigi D'alessio...


gparker ha detto...

Io in realtà l'ho trovato sorprendentemente più divertente della media. Certo non una cosa da sganasciarsi ma più delle singole gag o battute mi sembra che proprio il tono generale fosse centrato, quel mood da commedia che rende anche le cose più sceme (vedi la scnea che citi) riuscite. In sè il pezzo dei dementi non è diverso da scene simili in commedie peggiori ma inserito in quel grande insieme e con il tono che ha mi ha fatto un impressione decisamente migliore, più centrata.

Concordo con te sull'aberrante spirito di fondo.


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