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13.4.17

Lasciati Andare (2017)
di Francesco Amato

Una camminata, uno sguardo, un lessico, un abbigliamento e ad un certo punto anche un modo di correre, quando Servillo interpreta un personaggio questo non fa nulla come gli altri, ha i suoi movimenti, le sue inflessioni, la sua postura. Movenze uniche e, cosa ancora più difficile, subito originali e particolari. Non è l’unico ad attore capace di lavorare in questa maniera ma uno dei pochissimi i cui gesti, sguardi o tic creati saltano all’occhio ogni volta. I suoi movimenti non si mescolano con il film ma catturano l’attenzione, anche quando non esagera, Toni Servillo si impone, gli basta solo chiamare la cyclette “ciclet” con nonchalance.
Proprio per questo vortice servilliano capace, magnificamente, di attirare tutta l’attenzione intorno a sé e tenerla avvinta, stupisce moltissimo come questa commedia ammirabile lo tenga a bada, lo irregimenti e anzi concepisca il proprio umorismo tutto intorno a lui, facendone il miglior uso possibile: l’uomo che prende la torta in faccia.

Esclusa qualche sporadica battuta e un paio di gag fisiche molto blande non è al suo psichiatra Elia Venezia che sta il compito di portare avanti la leggerezza del film, anzi sembra fare di tutto per professarsi fuori dal campo del risibile. È semmai l’incredibile Veronica Echegui il motore del film, presenza elettrica ed esaltante, personal trainer che si impone nella vita dell’austero professore quando viene obbligato dal medico a fare del moto. Non c’è scena che quest’attrice spagnola (che per il film sfoggia un fenomenale romano-spagnolo da antologia) non illumini e non animi di pura forza filmica. Ogni battuta e ogni incomprensione da lei sbandierate si animano di quell’irresistibile patina esilarante che hanno le vere imprevedibili incomprensioni, ogni guaio in cui trascina il professore, tirandolo fuori dalla sua vita tranquilla, sembra un aneddoto più che un invenzione.

Sta un po’ qui la stranezza affascinante (e divertente) di Lasciati Andare, da questo movimento dell’austero psichiatra, quasi reticente ad entrare in una commedia, e dell’elettrica personal trainer, che nemmeno si rende conto di non poter fare a meno di viverci dentro da sempre (il suo video di esercizi che viene mostrato ad un certo punto è gioiello). Nasce così un film in cui sembra che Toni Servillo, così a suo agio quando c'è da esagerare con il grottesco ma molto meno con la commedia sottile, sia la spalla di tutti, della sveglia ex moglie Carla Signoris che gli abita accanto e ancora gli fa il bucato o del criminale di Luca Marinelli, dotato di alcuni dei piani di ascolto più divertenti dell’anno, capace di far ridere anche solo ritraendosi un po’ spaventato all’avvicinarsi dello sguardo dello psichiatra.

Tutto questo basterebbe (e avanzerebbe!) per fare di Lasciati Andare un film godibilissimo, diretto con l’equilibrio migliore da Francesco Amato, eppure c’è anche un po’ di più.
La sceneggiatura di Francesco Bruni e Davide Lantieri nonostante non abbia alcuna ritrosia a sporcarsi le mani nell’ultima parte con un po’ di macchietta pura (gioielli rubati da recuperare con l’ipnosi psichiatrica e le botte in testa), è anche capace con poche scene non solo di disegnare un piccolo mondo intorno ad Elia fatto dalla comunità ebraica che accresce il senso di isolamento retrogrado del protagonista (l’ambiente che caratterizza il personaggio), ma anche di lambire tutte le svolte più prevedibili senza finirci mai dentro, usare il pregiudizio dello spettatore su quel che accadrà tra il vecchio intellettuale austero e la giovane eccitante ed atletica per non essere mai prevedibile fino in fondo. Anche quando gli eventi vanno come si può immaginare in realtà non ci vanno mai veramente, iniettando nel film una sorta di umana ed irrisolta difficoltà ad arrivare dove si vorrebbe. Nonostante a tratti i personaggi sembrino desiderarlo gli sceneggiatori fanno in modo che manchino regolarmente l’appuntamento con gli esiti più triti. Come le vite reali (cioè quelle degli spettatori) anche quelle di questi personaggi non riescono ad essere davvero semplici come negli altri film.

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