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31.8.13

Via Castellana Bandiera (2013)
di Emma Dante

CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

PUBBLICATO SU 
In Via Castellana Bandiera le donne fanno lo scontro fisico e gli uomini gli orbitano intorno, mossi da questa tensione, impegnati in tutte quelle attività che gli ruotano intorno. Chi si aspettava un lavoro parateatrale o anche solo sperimentale dall'esordio al cinema di Emma Dante sbagliava e si trova di fronte un film non solo classico (nel senso italiano) ma anche molto rigoroso, complesso e tecnicamente ineccepibile, che ha al centro della storia uno scontro tra due donne completamente diverse che non è mai intellettuale o dialettica, ma anzi ripiegato su quella dimensione fisica solitamente riservata agli uomini.

A Palermo in una via particolarmente stretta (quella del titolo), che tuttavia è a doppio senso di circolazione, due macchine si incontrano, una delle due dovrà fare retromarcia per lasciare che l'altra passi ma nessuna delle due ha intenzione di farlo. Alla guida ci sono una ragazza e la sua fidanzata da una parte mentre dall'altra un'anziana signora, muta servitrice di una famiglia locale, nota per la propria testardaggine. L'anziana non si è mai tirata indietro (una volta è rimasta ferma fino alle 3 del mattino aspettando che il suo rivale, un uomo, facesse marcia indietro), la ragazza pare non essere da meno. In realtà per entrambe il momento in cui si incontrano non è come tutti, ma anzi è quello peggiore per metterle alla prova.

La trama potrebbe suggerire un film grottesco ma così non è (e questo è il primo virtuosismo della Dante), Via Castellana Bandiera è molto rigoroso, ironico in più punti ma determinato e serio. Riesce ad orchestrare in un vicolo uno scontro che non è di intelligenze ma di corpi per agitargli intorno un'umanità profittatrice e squallida (con la bava nera che esce dalla bocca quando mangiano gli spaghetti al nero di seppia), in un luogo che pare astratto dalla realtà (bello il dialogo surreale sui numeri civici). Ben presto quindi questo scontro esce dalla contingenza reale e diventa pura tensione tra due forze mosse da motivazioni differenti: ricordi, rimpianti, rabbia, disillusione da una parte e carica emotiva, voglia di essere, insoddisfazione e voglia di non arrendersi all'evidente fine di un amore dall'altra.

C'è insomma nelle due donne di Emma Dante un forza sia silenziosa che rumorosa che non è normale, non è comune e non è usuale nemmeno al cinema, una determinazione impressionante, che ribalta in poco i ruoli, facendo passare quei maschi che inizialmente sembrano dettare legge in un secondo più squallido e traffichino piano, senza necessariamente fare un discorso di battaglia dei sessi.
La vera sorpresa è però la mancanza dei temi più facili legati al meridione, al corpo della donna, al maschilismo, all'omofobia e alla mentalità mafiosa. Nonostante avrebbe potuto Emma Dante non coglie nessuno di questi spunti che la sua storia offre, perchè è altro che gli interessa, come nel cinema italiano classico infatti sono gli esseri umani e non i "temi" ad essere il centro del suo racconto.

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