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28.7.17

Crazy Night (Rough Night, 2017)
di Lucia Aniello

C’è tutto un immaginario maschile molto preciso che collassa e precipita dentro Crazy Night (una versione più comprensibile anche a chi non parli inglese dell’originale Rough Night, con il suo understatement umoristico), quello della festa furiosa fatta da persone con una vita altrimenti rispettabile, spogliarelli che finiscono male e a cui bisogna rimediare, criminali da sgominare, sesso offerto, rifiutato, cercato, fuggito e in fondo sperato. La lunga notte incredibile in cui si fanno cose che non si farebbero altrimenti con conseguenze assurde da cui uscire avendo rinsaldato l’amicizia. Passati attraverso la bufera siamo più uniti di prima.

In Crazy Night quest’immaginario che unisce Cose Molto Cattive a Una Notte Da Leoni è al servizio di un cast di donne che cercano di declinare al femminile non solo il mito dell’amicizia maschile ma anche l’ossessione sessuale e la fobia che alla ricerca spasmodica del piacere possa coincidere qualcosa di terribile, che i rischi abbiano conseguenze. Con pochissima fantasia a questo è abbinato l’umorismo duro e volgare, anch’esso declinato al femminile. Ma è davvero troppo sfilacciato questo film in cui gli eventi si susseguono come in un pessimo sketch televisivo (suona la porta, è lo spogliarellista, suona ancora la porta, sono i criminali), troppo ripiegato sugli assolo di alcuni ottimi comici (Kate McKinnon come sempre, Jillian Bell) e privo di qualsiasi amalgama.

L’idea di mettere al centro di tutto Scarlett Johansson nei panni di una politica che cerca di farsi strada contro volgari avversari maschili, che più sono volgari più hanno consenso, non fa che rafforzare l’idea di essere davanti ad uno sketch del Saturday Night Live con il rituale ospite famoso (pettinata come solitamente si pettinano le donne che cercano una carriera politica in America). Molto attuale, molto divertente, poco costruito, privo di una dinamica che gli faccia fare il salto di qualità (fu il segreto di Pulcinella di Una Notte da Leoni) e incapace di costruire personaggi come faceva The Wedding Party, che nel genere “addio al nubilato” rimane l’esempio aureo.

Il vero problema di Crazy Night è che non ha nessuna idea riguardo quel che sta accadendo. Non ha un’idea sul matrimonio (come aveva Cose Molto Cattive), non ne ha una sul voler fare festa in maniera iperbolica a tutti i costi (come aveva Project X), non ne ha una precisa nemmeno sull’amicizia femminile (come aveva The Wedding Party) perché mutua molto del legame che le ragazze formano dagli equivalenti maschili e, in una specie di perversa vendetta, relega gli uomini del cast in un triste addio al celibato per nulla rischioso e molto controllato.
A questo punto il film potrebbe almeno far ridere ma a parte i suddetti assolo, che a tratti convincono, non riesce ad avere il ritmo giusto per raggiungere quello zenith in cui anche le gag più mediocri risultano divertenti in virtù dell’abbrivio preso. Quel ritmo che crea un’atmosfera comicamente sovversiva o anche solo leggera, capace di coinvolgere in una risata che viene dal divertimento e non solo da una battuta centrata.

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