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25.7.13

Blood (id., 2013)
di Nick Murphy

Nick Murphy ha una passione per lo scavo psicologico nel film di genere. Ha cioè una passione per prendere un film che rispetti molti dettami narrativi, creare dei protagonisti perfettamente in linea con tali dettami e andare a guardare pornograficamente cosa li muova, cosa ci sia dietro la maschera fissa. In 1921 - Mistero di Rookford utilizzava Rebecca Hall, meglio di quanto abbia saputo fare nessun altro fino ad oggi, per scavare la protagonista dell'horror movie, in Blood invece guarda al noir con l'interesse morboso per la mente degli assassini occasionali.

La storia è quella di due fratelli, entrambi poliziotti, di un padre senilmente demente e dell'eredità lasciata. In mezzo c'è un omicidio su cui indagare e uno perpetrato per errore, confusione, emotività, pressione e un po' di stupidità. Il resto della storia è il lento subirne le conseguenze psicologiche e fuggire dalla responsabilità.
I sintomi del noir ci sono tutti, il mondo fotografato con una cupa dominante blu, la disperazione individuale, la facilità a morire e la difficoltà ad amare. Quello che però separa Blood dagli altri film del genere è che quando gli eventi cominciano a marciare, quando i protagonisti si trovano presi in quel vortice che ne causa la disperazione, smette di far accadere eventi e comincia a contemplare questa disperazione.

La caratteristica più in vista è però anche il difetto maggiore del film. Banale inizialmente, intrigante per i suoi risvolti ma poi incapace di dar vita a quel viaggio nell'inferno individuale che vorrebbe animare, Nick Murphy non trova mai quella continuità che renda appassionante lo scavo personale. E dire che sia Paul Bettany che Stephen Graham che Brian Cox (i fratelli e il padre della storia) sono in gran forma e a tratti sembrano aver capito meglio del regista dove possa stare la salvezza del film. Graham in particolare ha un modo di portare in scena quel medesimo dissidio che apparteneva al fratello interpretato da Colin Farrel in Sogni e delitti (l'intreccio non è troppo diverso e questo dovrebbe far rivalutare di molto il film di Allen a chi non lo valutò adeguatamente all'epoca), convincente al di là della psicologia, al di là della pavidità e più sui terreni della follia indotta da ciò che ha visto.

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