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8.8.14

Sharknado 2 (Sharknado 2: The Second One, 2014)
di Anthony C. Ferrante

PUBBLICATO SU 
Non lo troverete al cinema, questo è certo.
Dopo che Sharknado un anno fa ha fatto segnare il punto massimo di fama internazionale alla Asylum, società di produzione a costi inesistenti ma altissima furbizia in precedenza nota solo ad appassionati dei loro prodotti (un range che spazia da Megashark vs Crocosaurus a Transphormers), ora è arrivato l'ovvio sequel. Alla Asylum sfruttano commercialmente quel che hanno con un atteggiamento spietato che è molto più avanti di qualsiasi businessman dell'industria maggiore, un sequel è proprio il minimo che possano fare. Il massimo è farlo così, cioè smaccatamente identico al primo film, trascurando qualsiasi background di trama o connessione e solo aumentando la dimensione di tutto. Addirittura non c'è nemmeno una ragione per l'arrivo del tornado di squali, ad un certo punto, dopo 5 minuti dall'inizio del film semplicemente arriva un altro tornado di squali. Fine. Non occorrono altre spiegazioni nel mondo Asylum, quello in cui il risultato è l'unica cosa che conta.

La forza di Sharknado sta nella sua estrema onestà. Anzi forse si può dire che l'onestà è l'unica virtù di un film che per il resto è apertamente realizzato con poca cura (ad esser buoni), all'insegna del "buona la prima" e degli effetti speciali in cui l'importante è immaginare in grande più che realizzare bene (e come immaginano loro pochi altri...). Però Sharknado, per paradossale che sia (e per noioso che possa essere ogni tanto) ha in sè il segreto del cinema, cioè non voler essere più di quel che è e soprattutto sapersi divertire assieme agli spettatori. L'impressione vedendo il primo e per fortuna anche il secondo film (ma chi conosce la Asylum sa che la sensazione si trova in molti altri loro film) è che gli autori non abbiano un'opinione più alta degli spettatori del film in questione, che molto sia fatto per riderne e per esagerare con la consapevolezza che si tratta di idee che non si troverebbero mai nel cinema maggiore. Non a caso le parti meno riuscite o forse è meglio dire quelle che stonano di più sono quelle che prevedono dei cammei (Richard Kind e Kurt Angle per dirne due). Roba totalmente fuori luogo in un film Asylum.
Certo Sharknado 2 non ha la forza assurda del primo perchè lo ricalca pedissequamente ma è pure ridicolo aspettarsi così tanto da un film che si prende molto meno sul serio di così. 

Ian Ziering (e potremmo fermarci qui, cioè stiamo parlando di Steve di Beverly Hills 902010!) che cadendo dal cielo cavalca uno squalo brandendo delle catene, l'arrivo di una motosega gigante offertagli con molto orgoglio dal sindaco di New York come arma per far fuori gli squali o la sola idea di scatenare un'esplosione di azoto liquido per annullare i tornado di squali (!!!), è tutto così apertamente autoironico che è davvero difficile volergli male e soffermarsi sulla realizzazione da serie Z. Specie ora che gli effetti speciali pessimi e la recitazione dozzinale (le scene peggiori, e quindi in un certo senso migliori, sono quelle di urla di dolore o grida di fomento, di un falso raro...) sono diventati un marchio di fabbrica. 
Un film Asylum lo si riconosce da due inquadrature ed è più di quanto si possa dire di tanti altri lungometraggi più blasonati. Non è certo l'unico studio di produzione a realizzare prodotti a costi bassissimi e risultati infimi, tuttavia è forse il solo oggi ad avere la capacità di immaginare storie e scene che camminano sul crinale tra l'epico e il ridicolo. Come Ian Ziering che fa fuori squali volanti con una motosega.

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