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29.8.12

Shark 3D (Bait, 2012)
di Kimble Randall

FUORI CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2012

E dire che l'idea non era nemmeno male. Girare un film d'assedio classico in una location classica (il supermercato) ma lasciare che il macguffin fosse anche più ingombrante del genere stesso, cioè i reclusi sono tali perchè uno tsunami ha sfondato tutto e il supermercato è bloccato e allagato, in quell'acqua ci sono non uno ma due squali. Dunque un film di squali che è anche film d'assedio, di quelli in cui un microcosmo d'umanità ricrea in piccolo le interazioni del genere umano.
E se proprio vogliamo dirla tutta c'era anche un'altra idea interessante che era quella di trattare gli squali non alla maniera di Spielberg, cioè come hanno fatto tutti da Lo squalo in poi, ma alla maniera di Tremors, come mostri del sottosuolo da cui fuggire e non male da affrontare per la salvezza della comunità.

Ecco a fronte di tutte queste premesse Shark 3D è uno dei film peggio diretti, scritti e quindi raccontati di sempre. Serie Z nell'animo, nè per scelta nè per moda, incapace di appassionare o essere credibile ma, cosa ancor più grave per il genere, incapace di avere autoironia (giusto un pizzico di ironia nelle sequenze tra fidanzati). Gli unici momenti di metacinema divertito (il fucile a pompa sott'acqua) sono probabilmente involontari anch'essi e il solo pensiero che fossero girati seriamente mi fa venire i brividi.

La produzione è prevalentemente australiana e si ha la netta sensazione che dopo aver allagato non uno ma ben due set (supermercato e parcheggio) non ci fossero più nè soldi nè tempo nè (diciamocelo) volontà per una postproduzione degna di questo nome. Alla fine è il regno della falsità nel quale ci sguazza il 3D senza senso (manco l'acqua ha una profondità degna di questo nome!).
Solitamente in questi casi si ride del film, almeno. Qui la bontà degli spunti e il modo in cui vengono gettati al vento per incapacità genera solo rabbia e fastidio.

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