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24.9.14

Posh (The riot club, 2014)
di Lone Scherfig

PUBBLICATO SU 
Viene dall'Inghilterra e da una regista danese, Lone Scherfig (diventata famosa con uno dei primi film Dogma: Italiano per principianti) questo veicolo per giovani attori bellocci, lo stesso ha davvero poco di europeo.
Posh sarebbe la versione per il cinema di The Riot Club (infatti il titolo originale è quello), opera teatrale di Laura Wade che lei stessa ha adattato per il cinema allargando l'unità di luogo dalla cena che costituisce la seconda parte del film ad un affresco più grande di un certo tipo di gioventù britannica da Oxford. In questa maniera Posh flirta un po' di più con il college movie (ma davvero lo stretto indispensabile) e sembra una versione andata male di un film comico, in molti momenti potrebbe svoltare sul demenziale ma non lo fa per rimanere nei canoni del proprio genere. Purtroppo l'impressione è che se avesse scelto la strada della commedia sarebbe stato più plausibile, sincero e autentico di così, i suoi personaggi e i suoi caratteri esagerati sarebbero stati accettabili e quasi significativi.

La storia è quella di due ragazzi, giunti assieme ad Oxford ma da famiglie diverse, uno più pressato dai genitori e cresciuto all'ombra di un fratello ingombrante, l'altro meno incline alla fascinazione dell'alta società, entrambi scelti dai membri del Riot Club (una delle confraternite più antiche) per essere ammessi. Parteciperanno alla grande cena annuale in cui con sprezzo della povertà viene distrutto tutto e poi si paga per i danni effettuati, solo che tra alcol, scherzi e rivalità andrà tutto malissimo e bisognerà porre rimedio.
Il filo rosso è abbastanza chiaro e didascalico: esiste una parte della futura classe dirigente (gli ultraricchi) che viene caricata d'aspettative, riempita di livore sociale e annebbiata da ideali di unicità e potere, questa finisce ben presto con il credere di poter sopravvivere a tutto e pagare qualsiasi errore con il denaro. Quelle persone si formano così da secoli e poi dirigono il paese.

È però proprio l'approccio così diretto, sicuro e privo di dubbi a far cadere il film. Perchè sia Lone Scherfig sia Laura Wade sembrano avere una verità rivelata in mano che intendono mostrare, sembrano voler insegnare al pubblico come stanno davvero le cose invece che cercare di mettere in scena una rappresentazione della realtà in cui i dubbi, i problemi e le crisi siano affrontati da una complessità di punti di vista. L'ostentata bontà dei bravi lavoratori umiliati dai viziati studenti, la purezza della piccola storia d'amore calpestata dall'arroganza e l'insistito sadismo dei protagonisti sembrano la peggiore delle vendette a mezzo filmico invece che un racconto interessante.
L'unica pallida nota positiva è la conferma dell'abilità di Lone Scherfig a tratteggiare con pochi gesti e un'economia d'inquadrature invidiabile il sentimento amoroso più semplice e onesto. L'avevamo vista farlo già in Once e An education ma qui è ancora più essenziale e magistrale. La cosa più banale, il romanticismo adolescenziale, nelle sue mani diventa la più originale.

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