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28.5.14

Edge of tomorrow - Senza domani (id., 2014)
di Doug Liman

PUBBLICATO SU 
Nonostante un'idea molto forte (quella presa dalla light novel All you need is kill, la quale adatta lo spunto al centro di Ricomincio da capo) c'erano moltissime maniere in cui Edge of tomorrow poteva andare male. È quindi encomiabile davvero la maniera in cui Christopher McQuarrie e Doug Liman limano ogni sporgenza per rendere questo racconto il più scorrevole e piacevole possibile.
Tra gli incastri mentali di McQuarrie e la capacità di Liman di lavorare sul confine tra azione e commedia il risultato è al di là di ogni aspettativa, un film di fantascienza dalle proporzioni immense in cui molto lentamente si riesce a fare quel che ogni film hollywoodiano sogna e quasi nessuno ottiene: raccontare una piccola storia di un piccolo essere umano.

Con atteggiamento molto geek quel misterioso ripetere sempre lo stesso giorno che rimaneva appositamente sospeso in Ricomincio da capo è esplorato, spiegato, motivato e infine utilizzato dagli stessi protagonisti. Non c'è nulla che rimanga nel vago, ogni spunto è indagato con lo spirito dell'ingegnere che trovare una motivazione a tutto. Tuttavia, invece che rovinare l'idea, McQuarrie riesce ad allargare quella dimensione da videogioco che lo spunto imbastisce in un contesto coerente con le premesse e attraverso conseguenze che, strano a dirsi, non sono prevedibili come al solito.
Per queste ragioni, ovvero per la maniera in cui sfrutta lo spunto proveniente da un fumetto, per lo spirito d'indagine dei meccanismi della storia e i grandissimi scenari, sembra evidente che Edge of tomorrow è uno dei possibili esempi del perfetto blockbuster moderno.

Dentro i suoi meccanismi, stringenti e molto irregimentati (dovuti ad uno svolgimento che obbliga a ripercorrere sempre gli stessi passi, sempre le stesse scene, ripetendosi senza essere ripetitivo o banale), Edge of tomorrow trova Emily Blunt, qui più che mai interprete fondamentale. Perchè Tom Cruise, la star e il centro di ogni cosa lavora al proprio livello e fa una prestazione impeccabile (specie nelle parti di commedia), ma è alla spalla femminile che spetta il compito più complesso. Sul suo corpo secco e palestrato, duro, spigoloso e disperato, ignaro di quel che accade ma dotato di un fascino particolarissimo, lontano dai soliti sguardi acquietanti, si misura l'affezione che lui prova per lei. Nonostante sia evidente il tentativo di affezionare il pubblico all'idea della "coppia" di protagonisti attraverso gli sguardi di Tom Cruise, non sono quelli a far la differenza (nemmeno quello finale), è invece il fatto che la sua controparte non collabori mai, rimanga imperturbabile, estranea al crescere di un sentimento.
E' una dimensione strana e Emily Blunt la esplora in maniera affascinante portando una perturbazione nel modello ferreo del filmone americano, un che di claudicante e sincopato in quella che di solito è una melodia scolastica.

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