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28.1.16

L'abbiamo fatta grossa (2016)
di Carlo Verdone

È da Io, loro e Lara che Carlo Verdone ha cambiato punto di vista. Per decenni ha interpretato personaggi benestanti, per decenni il denaro non è stato un problema fondamentale dei suoi film e i suoi caratteri erano derelitti più che altro per problemi personali e di approccio alla vita. Dal film del 2009 invece ha deciso di raccontare la miseria umana che si accompagna alla miseria economica e i suoi protagonisti sono diventati tutte vittime di difficoltà economiche. Non si tratta di persone che poco abbienti lo sono da sempre ma di “nuovi poveri”, senza prospettive di guadagno vero e il cui unico obiettivo è fare 4 soldi. Per questo forse questi film ricordano la comica miseria e il semplicismo di molta commedia italiana anni ‘50, in cui le aspirazioni minime dei protagonisti si traducevano in piccole truffe, vite di espedienti e una piccineria comica esilarante.

C’è dunque il denaro anche al centro di L’abbiamo fatta grossa, è un MacGuffin, un espediente come un altro per scatenare il movimento, l’azione, le gag e l’intreccio. I soldi arrivano dentro ad una valigetta che muove la storia. A recuperarla per errore è un investigatore privato da nulla (che vive in casa con la zia per non pagare l’affitto), indagando su un caso d’infedeltà per conto di un attore squattrinato. I due hanno un grande bisogno di denaro, proprio quello che la valigetta contiene a colpi di biglietti da 500 euro. Com’è facile immaginare quei soldi appartengono a qualcuno di pericoloso, qualcuno che si farà avanti per riaverli proprio quando i due per errore sembrano averli persi. L’intreccio non ha nulla di creativo ma il film invece sì.
Dopo Sotto una buona stella, girato, illuminato, montato e confezionato con una sciatteria unica, un livello infimo che aveva sorpreso moltissimo, considerati gli standard sempre equilibrati di Carlo Verdone, qualcosa deve essere successo. Stavolta infatti c’è Arnaldo Catinari alla fotografia (un’eccellenza) e sembra sia stata impiegata una cura molto superiore alla media nel confezionare il film, un rigore nello scegliere gli scenari, scenografarli e illuminarli che non può che fare piacere.

Tutto è ben accoppiato ad un’aria da commedia poliziesca che dona al film il ritmo migliore, anche grazie alla collaborazione con Antonio Albanese. L’affiancamento a questo coprotagonista e di fatto cosceneggiatore crea un’alchimia potente, un umorismo molto più fresco del solito di cui beneficia Verdone in primis. Eppure, come sempre gli capita nei suoi film migliori, è nello sfondo che Carlo Verdone trova la risorsa migliore. L’abbiamo fatta grossa non ha la seriosità e le pretese audaci dei suoi film migliori, tuttavia forse proprio per questa leggerezza colpisce la maniera in cui intorno ai due protagonisti il film riesca a raccontare un mondo allo sfascio, uno fatto di anziane con le visioni e le pulsioni insoddisfatte che vengono a bussare nel sonno, di persone che non hanno mai visto una banconota da 500 euro (è la gag ricorrente del film che si presenta ogni qualvolta i due vogliano spendere il denaro in questione) e di cantanti che in realtà lavorano in bar squallidissimi.
Muovendosi in un territorio per lui inusuale Verdone ha trovato una felicità realizzativa confortante.

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