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20.4.16

Truman - Un vero amico è per sempre (Truman, 2015)
di Cesc Gay

Difficilmente quest’anno vedremo un film recitato meglio di Truman. Tutto in quest'opera di Cesc Gay è infatti pensato e realizzato intorno alla recitazione dei suoi due protagonisti, ogni altro elemento della messa in scena sembra al suo servizio. La sceneggiatura viaggia bassa, evitando impennate o scene madri clamorose, il montaggio lavora per essere quanto più invisibile possibile e anche la regia cerca di tenere un tono chiaro e apparentemente distaccato. Tutto è là perché nell’interagire fra loro questi due amici di sempre che si stanno per separare (perché uno dei due ha un tumore e ha deciso di non curarsi) dicano qualcosa con il linguaggio delle parole e qualcos’altro con il linguaggio del corpo. Ad interpretare i ruoli, non a caso, ci sono due attori come Ricardo Darin e Javier Camara.

Vedendo questo straordinario film spagnolo viene da pensare che forse questa è la maniera migliore per lavorare sui sentimenti maschili, quelli che non vengono raccontati a parole e sui quali è vietato insistere, ovvero lasciando che tutto ciò che è importante passi senza essere sottolineato. Per far emergere personaggi così, che accennano invece che urlare e per i quali i non detti contano molto più dei detti, forse questo è il cinema che serve. Di certo Truman compie un lavoro mostruoso sulle minuzie, cavalcando fin dall'inizio verso un finale annunciato, rompendo qualsiasi suspense e rinnegando ogni idea di arco narrativo, ciò che accade lo sappiamo da subito: trascorreremo 4 giorni con questi due amici con il fine di comprenderne il legame. L'espediente del cane del titolo è forse l'unico espediente di sceneggiatura che rivendica un protagonismo, il resto sono dialoghi, situazioni e momenti che non potrebbero funzionare come funzionano senza un lavoro maniacale, potente e dedicato sulla recitazione.

Per fortuna Cesc Gay ha trovato due attori come Darin e Camara che in più a tutto quel che veniva chiesto loro si sono concentrati superbamente sul superamento dello stereotipo, i loro personaggi sono abbastanza chiari fin dall’inizio ma sembrano aver superato la fase in cui li possiamo riconoscere. Uno era un vanitoso, un ciarliero e un po’ un furbo, l’altro era un remissivo e un affettuoso, ora sono solo due adulti, ne riconosciamo bene il carattere, eppure ci è molto chiaro che l’amicizia e il rapporto tra i due è tale che davanti ai nostri occhi le loro interazioni spesso sfuggono a questi caratteri. Partendo da personaggi arrivano ben presto ad essere persone.

In quest’opera fenomenale sembra quindi di assistere alla più grande celebrazione dell’arte di muovere il corpo e i muscoli del volto per risvegliare uno stato d’animo in chi guarda. Raramente inquadrati in campi e controcampi ma più spesso tutti compresi in un'unica inquadratura che mostri sia chi parla che chi ascolta, entrambi gli attori in ogni momento lavorano sulle diverse contraddizioni inserite appositamente della scrittura dei loro personaggi per creare da queste un'armonia coerente. Un uomo vanitoso che vuole morire ma è anche in un fase in cui gli importa poco di curarsi, un altro più remissivo che però adesso è meglio che prenda decisioni, sia Darin che Camara prendono l’inconciliabile e lo conciliano all'insegna della complessità umana per risvegliare ricordi di umanità dentro ogni spettatore.

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