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29.5.13

La fille du 14 Juillet (id., 2013)
di Antonin Peretjatko

FESTIVAL DI CANNES
QUINZAINE DES REALISATEUR

Peretjatko viene dalla scuola Podalydès ma ha una personalità propria che lo porta a spingere ancora più in avanti quell'umorismo grottesco e sovversivo verso lidi poveri e minimalisti eppure colmi di divertimento intestinale e immediato.
La fille du 14 Juillet è un film che sembra prendere ispirazione dalle gag di Benny Hill, momenti di puro demenziale dozzinal-televisivo ma coinvolti in un'armonia generale che rende il film un'esperienza esilarante passando rapidamente per il cervello, macerando nella pancia e tornando dopo un po' in testa.
Portiere che sbattono, valigie che volano, gente che urla, le gag sono le più basilari del cinema, nessuna sofisticazione verbale, nessuna raffinatezza attoriale, eppure La fille du 14 Juillet è un fiume in piena da cui è impossibile staccare lo sguardo e che colpisce con la genialità della propria messa in scena naturalista.

Tutto inizia con immagini di una celebrazione di 14 Luglio (presa della Bastiglia), roba istituzionale, forze armate, Sarkozy, bandiere... Tutto velocizzato con un rumore di passi aggiunto in postproduzione e qualche accorgimento di montaggio. L'effetto comico arriva subito ed è stupefacente quanto sia efficace, data la banalità dell'espediente. Questa introduzione prepara il terreno a ciò che verrà, cioè all'atteggiamento demenziale del resto del film.
Ma La fille du 14 Julliet è tuttaltro che privo di ragione. C'è un fortissimo senso dell'anarchia nella storia di un ragazzo che incontra una ragazza il 14 Luglio e la insegue lungo la Francia proprio mentre il governo annuncia che le vacanze sono finite in anticipo e tutti devono tornare a lavorare causa crisi economica.

C'è un intellettuale che ripete continuamente "Si ma nella rivoluzione non era tutto buono" a cui una gag ricorrente taglia progressivamente tutti gli arti con la ghigliottina, fino alla testa, c'è un ricco medico senza scrupoli che scappa a fare la bella vita con i buoni benzina e c'è un incombente senso di grottesca tragedia nel rientro forzato dalle vacanze e nel paradossale clima da crisi economica.
Senza fare parodie di film ma con un gusto sovversivo nello scardinare e rendere ridicolo il luogo comune della voce fuoricampo del cinema francese intellettuale, Peretjatko gira il film che Ezio Greggio non è mai riuscito a fare (e mai riuscirà), uno in cui l'assurdo e l'idiota diventano materia piena di senso, gioiosa anarchia del ridicolo al cinema.

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