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4.9.14

Burying the ex (id., 2014)
di Joe Dante

FUORI CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

La prima opera di Joe Dante è inedita e improiettabile se non nei festival. Si chiama The movie orgy, dura 6 ore ed è composta da spezzoni di ogni film si serie B e pop di cui si è abbeverato Dante nella sua formazione. Per motivi i diritti non lo si può commercializzare ma per l'appunto nel circuito dei festival è ancora possibile proiettarlo. Burying the ex sembra strizzargli l'occhio in più di una scena. 
Di nuovo è un film molto semplice e svelto, un B movie che non ha nessun tratto di serie A (come The hole 3D), nessuna nobilitazione intellettuale, nè operazione filologica, solo puro teen-horror (i protagonisti non sono adolescenti ma le dinamiche sono esattamente quelle) che si diverte a prendere in giro le manie moderne ma soprattutto si diverte a fare orrore. E nel farlo in più d'un caso vediamo nei televisori e nelle sale spezzoni di quei film di cui è composto The movie orgy che hanno il medesimo fine che avevano in quel gigantesco documentario: suscitare nostalgia.

Forse è questa la sua unica concessione al postmoderno, il non essere insensibile al fascino di quel che fa, il mettere in scena i topoi in quanto tali e per il piacere di riconoscere un luogo comune di genere. Ma è un livello già troppo profondo, Burying the ex nasce per solleticare ed eccitare, per divertire e fare raccapriccio, per bastonare (soprattutto vegani, ragazze appiccicose e ragazzi vigliacchi) e per ammirare (soprattutto Alexandra Daddario). Come tale è un film più che riuscito, della durata da manuale di 90 minuti e contaminato dall'horror anni '60 (le atmosfere cimiteriali), quello anni '70 (gli zombie), quello anni '80 (l'oggetto maligno ricevuto per caso che scatena una maledizione, un classico di Dante stesso) e quello anni '90 (la consapevolezza che i personaggi hanno delle regole del genere).

C'è un commesso di negozio di oggetti dell'orrore che riceve una statuetta del diavolo, davanti alla quale impudentemente si promette amore eterno con la sua ragazza vegana e rompiscatole. Il loro rapporto è però difficile e quando lui decide di lasciarla lei muore in un incidente stradale. La maledizione della statuetta la tirerà fuori dalla tomba per tornare ad infestare "per sempre" la vita dell'ex ragazzo, il quale si è già rimesso con un'altra, meno rompiscatole e più in linea con i suoi gusti horror. Insieme dovranno liberarsi dell'ex ragazza zombie.
Come si capisce quello di Dante è un piacere da archivio storico, una nostalgia d'altri tempi non diversa da quella di She's funny that way (sebbene un pelo più moderna), un'ossessione molto cinefila dura e pura (i personaggi pure sono amanti del B movie dell'orrore) che si ostina a riproporre un tipo di cinema ormai in disuso, senza usarlo come base per un film comunque moderno (come fa Tarantino) ma riproponendone i luoghi comuni, come a dimostrarne l'eternità. 

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