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7.10.14

Maze Runner - Il labirinto (Maze Runner, 2014)
di Wes Ball

PUBBLICATO SU 
Era una squadra scalcinata quella nelle cui mani è stato messo Maze runner, nuovo franchise-per-giovani-adulti-tratto-da-libro-di-fantascienza che va a concorrere nella categoria più rappresentata al cinema di questi ultimi anni, un team composto da alcuni sceneggiatori alla prima esperienza o quasi (molti con un background da produttori) e capitanati da un grafico che come regista ha fatto solo corti. L'imprevedibile gruppo creativo ha invece dato vita ad uno dei film migliori nel suo genere: onesto, teso e pronto a concedere allo spettatore quel che deve con una certa classe, riservandosi anche qualche momento di insperata ariosità.

La struttura del racconto è già di suo molto forte e Wes Ball fa di tutto per rispettarla, si tratta di nascondere quanto più è possibile allo spettatore per quanto più a lungo sia tollerabile. Un ragazzo viene catapultato al centro di un megalabirinto pieno di creature orrende, il luogo è già popolato da altri ragazzi arrivati lì prima di lui che hanno creato una comunità mentre cercano di capire cosa sia quel luogo e come poterne uscire. La maniera in cui il film crea 2 nuove domande per ogni risposta che fornisce ricorda Lost e fa dimenticare quello che facilmente poteva essere un altro riferimento, Il signore delle mosche, inoltre anche visiviamente si sente l'odore della serie tv, grazie ad un ambiente privo di tecnologia eppure di pura fantascienza (poichè l'idea è che ci sia qualcosa di più grande, un "sistema", che opprime l'uomo e lo faccia attraverso un'organizzazione centrale). Non solo in questo mondo primitivo si percepisce una tecnologia più grande (come la foresta di Hunger Games, selvaggia ma regolata da remoto) ma anche la maniera in cui i ragazzi lo indagano ha il sapore del reverse engineering, cioè dei principi dell'hacking, capire la struttura di qualcosa procedendo al contrario (che poi è la maniera in cui si risolve un rebus o per l'appunto si esce da un labirinto).

In tutto questo come al solito la storia è tesa ad affermare l'eccezionalità di un individuo rispetto ai suoi pari, la predestinazione a qualcosa di più grande, il diritto a rivendicare una vita diversa. E forse è un po' rapida ed eccessivamente scontata la maniera in cui il protagonista si mette in luce (in Hunger Games l'argomento è affrontato decisamente meglio), tuttavia Maze runner ha la non banale capacità di creare una grande aura di mistero su alcuni luoghi o eventi (il centro del labirinto, i suoi confini, passare una notte là dentro) e addirittura essere all'altezza delle aspettative quando li mostra.
È un mondo al tempo stesso moderno e classico, pieno delle suggestioni più tipiche (la tecnologia sulla quale cresce l'erba) e delle idee contemporanee (la sorveglianza ubiqua, la tecnologia mescolata al biologico). Per tutte queste ragioni non solo Maze runner funziona benissimo, corre, appassiona e diverte ma veicola e conduce con efficacia le idee che sottendono il genere, riesce cioè ad essere efficace.

Il senso d'oppressione giovanile da parte della classe dei genitori, le aspirazioni tarpate e l'insaziabile voglia di fare qualcosa di maggiore, di emergere ed essere diversi sono una spinta molto potente, sempre presente senza ingombrare con fastidiose morali. Peccato quindi che il film non osi un po' di più, non riesca a spingersi anche in un ulteriore terreno, quello del "disturbo" e delle idee più scomode. E dire che la possibilità sembra anche introdurla quando in un gruppo di maschi violenti e incattiviti da anni di vita autonoma introduce un'unica femmina. Poteva essere l'elemento perturbante per antonomasia, causa di conflitti indicibili nonchè bersaglio di potenziali violenze terrificanti, invece parte come comic relief e chiude una comparsa quasi incolore portando con sè un paio di oggetti utili al viaggio, niente di più.
L'episodio si conclude annunciando i film successivi che sono già in fase di realizzazione.

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