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15.2.13

Harmony lessons (id., 2013)
di Emir Baigazin

CONCORSO
BERLINALE 2013
PUBBLICATO SU 
Emir Baigazin è un prodotto del vivaio del Festival di Berlino. Dopo aver frequentato la scuola nazionale di cinema del Kazakistan per 3 anni e per altri due l'Asian film academy di Busan ha fatto infatti parte del Talent Campus della Berlinale nel 2008. Ora arriva il suo primo lungometraggio un film tutto kazako che alterna una trama avvincente e dura ad uno stile di regia molto rarefatto. Poche sorprese dunque se non il fatto che nonostante tutto questo Baigazin sia anche capace di non prendersi sul serio.

La storia è di Aslan ragazzo introverso ma studioso, di famiglia campagnola, che arrivato a scuola è preso di mira dai bulli. I bulli sono direttamente collegati ad una rete di malavita più grossa, estorcono soldi ai ragazzini e li danno a loro volta ad altri bulli sempre più grandi.
In particolare Aslan è preso di mira da Bola, capetto della scuola che lo vessa di continuo. La cosa scatena un istinto di conservazione e una voglia di risposta che prenderanno pieghe durissime. E poi, dopo, peggioreranno ancora di più.

Come in un film europeo l'idea è quella del maltrattamento e della corruzione che si spande a scuola libera e indisturbata e poi si ritrova tale e quale nella polizia. Violenze, ingiustizie e sopraffazione sono un continuo e l'unica risposta che pare sensata è quella ancor peggiore di Aslan, annunciata già nella prima scena. 

Nel mondo del cinema dei grandi spazi, dei silenzi espressivi (Aslan dirà si e no 10 parole in tutto il film) e dei tempi dilatati l'arrivo di Emir Baigazin sembra una boccata d'aria fresca. Capace di inserire nel suo film ironia, giallo, passione e thriller senza andare in deroga alle regole del genere (tutte le scene efferate sono negate e raccontate dopo l'accaduto, tutte quelle di umiliazione sono mostrate nella loro interezza, gli scenari miseri e campagnoli regnano e c'è anche il più tipico degli sgozzamenti di pecora in diretta, totalmente annullato nella sua austerità dal ritorno della stessa pecora nel finale) Baigazin mantiene l'occhio raffinato e la passione per le immagini dure e creative. Ci sono bacarozzi fritti su una piccola sedia elettrica, incubi di maltrattamenti, straordinari fienili battuti dal sole e un finale onirico che sa di sberleffo. Potrebbe essere la sorpresa più piacevole del festival.

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