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2.10.15

Io e Lei (2015)
di Maria Sole Tognazzi

Su Io e lei c'è molto poco da dire, la storia d'amore che costituisce l'essenza stessa del film, fin dal suo inizio, fin dal suo titolo e fin dalla sinossi, non ha corpo e non ha cuore. Nonostante sia una trama, come spesso capita nei casi di omosessualità, che oscilla tra amore eterosessuale e amore omosessuale, lo stesso manca totalmente la dimensione dei corpi, la tensione carnale o l'appeal sessuale; è una storia d'amore maturo e non giovanile, più di testa che fisico, ma anche in questo senso fallisce perchè i grandi sentimenti di cui tutti i personaggi parlano noi non li vediamo nè li sentiamo mai, sono nell'aria, dobbiamo fidarci del fatto che vengono provati. Lo stile di Maria Sole Tognazzi che ama procedere senza svolgimenti consueti, senza un intreccio che obbliga l'incedere delle scene ma di quadretto in quadretto, questa volta funziona meno del solito e si risolve in una rincorsa finale particolarmente goffa. In quello che dovrebbe essere l'apice emotivo del film c'è la sineddoche della sua scarsa riuscita, attori e punti di vista sembrano muoversi come elefanti in una cristalleria e nemmeno il montaggio di Walter Fasano (solitamente inventivo e preciso) sembra in grado di dare un senso o un ritmo coerente a quella sequenza.

Detto tutto ciò è anche impossibile non considerare come, a prescindere dalla riuscita, i film di Maria Sole Tognazzi (assieme a molti di quelli di Paolo Virzì) siano gli unici oggi ad essere ambientati nel nostro mondo e nel nostro tempo, evitando una delle piaghe che affligge il cinema italiano: l'implausibilità di ogni situazione. Se i film migliori suppliscono a scenari che gridano falsità tramite un coinvolgimento vertiginoso, il resto dei nostri film non riescono quasi mai ad essere credibili, i loro luoghi e i loro personaggi suonano sempre artificiosi. Questo non accade nei film di Maria Sole Tognazzi. Non è una questione di ambiente sociale (c'è sempre la consueta alta borghesia correttamente sinistrorsa romana che troviamo ovunque) o di tipologie umane (che anzi, nei suoi film sono sempre abbastanza peculiari), ma di saper mettere in scena, scrivere e concepire la vita per come si svolge oggi. Probabilmente il risvolto della medaglia è un eccesso di modernismi ma sono inezie in confronto alla capacità (teoricamente indispensabile per il cinema) di farsi specchio dello spirito del tempo.

L'andamento per piccoli quadri e un'attenzione maniacale a dettagli e i suddetti modernismi conferiscono ai film di Maria Sole Tognazzi il tono migliore, anche quando non riescono. Nel suo cinema la vita che conduciamo oggi (a prescindere dalla fascia di reddito e dal luogo di residenza) non è mai una questione, non è mai cattiva (come nel 70% dei nostri film) o ancor peggio "buona", non è favolistica nè eccessivamente gretta ma un dato di fatto che nessuno discute, uno sfondo prepotente. Io e lei non fa eccezione. Se il suo intento primario (nessuno lo nasconde, anzi) è raccontare una storia d'omosessualità femminile senza clamori, lo scopo politico non suona mai come l'obiettivo primario, il ritratto senza enfasi dell'umanità attuale sembra semmai esserlo.
Non si può non notare come tutto nei film di questa regista sembri figlio dell'atteggiamento migliore: la maniera in cui sono concepiti i soggetti (poco più che pretesti), la leggerezza con cui sono svolti anche quando trattano idee molto originali e ambiziose (Viaggio Sola), la capacità di rappresentare il nostro mondo e, anche in un film sorprendentemente recitato male e scritto con poca voglia come Io e lei, l'idea di un cinema che nel raccontare sentimenti forti lavori in sottrazione, di minimalismo e sobrietà.

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