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5.12.12

La bicicletta verde (Wadjda, 2012)
di Haifaa Al-Mansour

PUBBLICATO SU 
Il primo film ad essere realizzato in Arabia Saudita con la regia di una donna racconta inevitabilmente di come il genere femminile (si tratti di una bambina, un'adolescente, un'insegnante o una madre) deve faticare per poter emergere e affermare la propria individualità in quella società. Per muovere queste donne  Haifaa Al-Mansour sceglie di utilizzare una bicicletta come macguffin, strumento che in Arabia Saudita è bene non sia usato dalle donne (sebbene la cosa non sia formalmente vietata).
La lotta di Wadjda per ottenere la bicicletta che desidera è una lotta per l'emancipazione personale e umana il cui esito è molto meno importante del fatto di averla compiuta. L'idea di Haifaa Al-Mansour è che il processo di trovare il denaro da sola e affrancarsi dal giudizio altrui, pesi molto di più dell'effettiva conquista e soprattutto sia in grado di cambiare qualcosa.

La bicicletta verde però non sempre sa essere all'altezza dei suoi propositi (portare avanti la bandiera di un cinema diverso, internazionale e personale, indipendente ma dai temi interessanti per tutti), spesso si arena in grumi di sceneggiatura non ben sciolti nel flusso del racconto generale, nè è capace davvero di mettere a frutto ogni spunto (il rapporto di Wadjda con l'altro bambino, il ruolo ambiguo della maestra). I piccoli soprusi quotidiani non diventano mai insostenibile tarpatura, nè la lotta titanica e inconsapevole di Wadjda ha il sapore della fatica. Affannato tra diverse istanze non cura tutte come dovrebbe.

Tuttavia è anche indiscutibile che la posizione di una bambina contro l'opinione comune e il modo in cui questa si rispecchi in tante altre piccole lotte che Wadjda vede intorno a sè (le compagne più grandi, la madre) disegnino un mondo dalla complessità non frequente. Se andare appresso ad una bicicletta è un escamotage con cui il cinema è abituato a parlare di uno scenario piuttosto che di personaggi, Haifaa Al-Mansour dimostra di averne compreso l'essenza. Gli insulti dei passanti, nessuno che aiuti, l'uomo contro uomo, donna contro donna e la stessa protagonista che fa la delatrice sono i momenti migliori del film, quelli in cui l'idea di "lotta" emerge con tutto i suoi contrasti interni.

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