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18.11.14

Scusate se esisto! (2014)
di Riccardo Milani

PUBBLICATO SU 
Difficile leggere come una coincidenza il fatto che il primo film che annoveri Paola Cortellesi anche tra gli sceneggiatori sia anche una delle commedie dallo humour più vario, centrato e calzante degli ultimi anni. Non sembra infatti un azzardo imputare principalmente a lei (e a Furio Andreotti, con il quale aveva lavorato al programma televisivo Nessundorma) la maniera in cui il film di Riccardo Milani (Benvenuto Presidente, Una grande famiglia, Piano solo) riesca nell'impresa di essere divertente. Che è almeno metà del lavoro di una commedia, usare la risata per dire qualcosa.

Fin dal titolo l'obiettivo è inquadrare le disparità sessiste del mondo del lavoro italiano, esasperare i conflitti per svelarne la ferocia, e la missione è portata a termine con una violenza non indifferente che però prende la piega dei film migliori solo quando ad essa si accompagnano gag realmente riuscite. Ogni qualvolta il film smette di far ridere sembrano emergere tutti i tratti meno apprezzabili dei film italiani contemporanei, ogni volta che invece una trovata comica si accende la luce e anche il senso della storia sembra tornare in piedi.
C'è un brillante architetto con grande esperienza all'estero che decide di tornare in Italia, perchè all'estero si trova male, ma qui non trova che lavori infami. Partecipa ad un bando e pensando di non poterlo vincere perchè donna finge di essere la segretaria di un architetto uomo, contemporaneamente conosce un ristoratore di cui scopre l'omosessualità solo dopo essersene innamorata. Il secondo aiuterà la prima a mantenere la finzione al lavoro e lei aiuterà lui a mantenerla con il figlio.

Scusate se esisto è un film fieramente femminista a tutti i livelli, non solo nella storia che racconta ma anche in come ribalta l'assunto classico dell'uomo costretto a vivere a stretto contatto con una donna bellissima che non può avere. Qui è Paola Cortellesi che a conti fatti relega al ruolo di oggetto sessuale il corpo di Raoul Bova (diretto da lei nella trama e spalla nelle sue mani nella recitazione), lo usa per le gag e per delineare un carattere, il proprio, così dettagliato da sembrare quasi uno di quelli solitamente lasciati agli uomini. Non è una ragazza indifesa, non è una mangiatrice di uomini, non ha tratti riconoscibili nè atteggiamenti che la identifichino, bensì è sfumata e piena di piccole delicatezze, la più clamorosa delle quali è il contrasto tra le esperienze cosmopolite e una geniale cadenza abruzzese. Questa maschera, nuova solo per il nostro cinema ma tipica della nostra società (visto anche come si chiude la sua parabola nell'ultima scena), della provinciale di mondo è forse il trionfo più grande di un film per tanti versi convenzionale e buonista ma nel quale si nascondono anfratti di puro divertimento, risate che come spesso capita raccontano più di quel che fa il resto della trama, tutto retto dalla sua protagonista capace di dare i tempi giusti e rendere comiche anche le anziane caratteriste.

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