2017/2018

2016/2017

2015/2016

2014/2015

2013/2014

2012/2013

2011/2012

2010/2011

2009/2010

2008/2009

2007/2008

2006/2007

2005/2006

2004/2005

5.10.16

Mine (2016)
di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro

Mine si presenta come un film americano perché è un film americano. Anche se lo dirigono e lo scrivono due italiani, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Anche se è girato in Spagna.
Ed è americano non per la sua forma (che pure...) o perchè il protagonista è Armie Hammer ma perché contiene temi e idee che da decenni permeano il cinema statunitense. L’espediente pensato per creare salivazione nelle bocche degli spettatori potenziali (un soldato è bloccato nel deserto perché ha messo un piede su una mina, se lo solleva esplode) non è un’esclusiva oltreoceanica, Denis Tanovic già aveva girato qualcosa di simile e non è l’unico. È tutto ciò che accade al soldato semmai, le ossessioni che ne funestano la testa, le visioni, i problemi, il carico di conflitti che si porta dietro e che esploderanno nelle terribili notti desertiche, ad essere americano e a iscrivere il film all’albo del cinema statunitense.

A noi poi il film “suona” (letteralmente) americano perché i dialoghi, specie nella prima parte più scolastica e convenzionale, parlano il doppiaggese. Scritto in italiano, tradotto in inglese e poi adattato di nuovo in italiano, lo script sembra aver perso un po' di personalità in questo ping pong. Per fortuna c’è il resto della storia a parlare. Nelle due giornate (e due notti) nel deserto, immobile, in terribile attesa di sopravvivere, il protagonista viaggia con la testa e quella forse è la parte migliore. Guaglione e Resinaro gestiscono molto bene il rigore dell’intreccio, la plausibilità del contesto e l’ineluttabilità delle scelte per evitare di perdere lo spettatore con svolte assurde ed eventi incredibili, in un genere in cui invece la credibilità è tutto. Talmente che arrivano a potersi permettere un finale non facile.

Eppure il piccolo passo in avanti rispetto alla media il film lo fa quando oltre a narrare in maniera asciutta e stringente gli eventi si permette qualche piccola deviazione dalle gabbie (dorate!) del B movie, inventando piccole immagini che raccontano i soliti problemi con soluzioni convincenti. Sono i cani che arrivano di notte e diventano uomini intenti ad aggredirlo (in un quadretto che pare una pittura ad olio) oppure la posizione inginocchiata che il soldato è costretto ad assumere e che si carica di molti significati diversi. Lì emerge una maniera propria e unica di fare cinema, cioè di raccontare una storia usando le immagini, affiancandole per farci qualcosa di diverso e personale.
Non è difficile nel finale sentire un po’ di pesantezza per le sempre più frequenti divagazioni oniriche, i flashback e i flashforward, ma lo stesso sarebbe ingiusto farne una colpa a Mine, tanto è capace di muoversi con coscienza e intelligenza su quel crinale sconosciuto al cinema italiano che separa la necessaria ripetitività propria del genere, con l’agognata originalità dello stile.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ho sentito così tanta sovraesposizione nel web a supporto di Mine che un po' di onestà critica nell'inquadrare questo film ci voleva. Grazie


Creative Commons License
...ma sono vivo e non ho più paura! by Gabriele Niola is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.