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23.7.16

Io prima di te (Me Before You, 2016)
di Thea Sharrock

Il salvataggio di un film è sempre un evento mirabolante, portato a termine con grande rischio e pericolo, ma anche con un'arroganza intellettuale che valgono da sole il prezzo del biglietto. Accade questo in Io Prima di Te, film che a giudicare dalla storia poteva molto facilmente finire per essere l'ennesima variazione sul tema di "malattia e amore", con un ragazzo disabile che desidera la morte e una ragazza pagata per badare a lui che lentamente scivola nel più necessario, auspicato e bramato degli amori. Invece questo possibile polpettone di ovvietà viene salvato da un paio di idee che lo elevano dalla massa di filmetti come lui per reggersi sulle proprie gambe, fiero e altezzoso.

Da una parte è la coerenza a salvarlo. Questa gli viene dal romanzo cui si ispira e si concretizza nel portare con coraggio i propri presupposti al più logico (e non più buonista) dei finali. Senza parlare di come finisca il film, quel che è evidente è che non saranno fatte le solite concessioni ai desideri del pubblico ma la storia andrà come è più logico che vada dati i presupposti impostati. È una sorpresa e al tempo stesso una decisione necessaria che evita a Io Prima di Te di finire nell'implausibile territorio della melassa e di trovare, nonostante la fisiologica dolcezza di cui è pervaso, i sentimenti più riconoscibili e concreti al posto di quelli più fasulli e ideali. Alla fine di quell'amore non rimarrà la sostanza di cui sono fatti i film di finzione, ma quella mista di felicità e amarezza di cui è fatto il mondo reale (o il cinema migliore). Che è quanto di meglio si possa chiedere ad un film romantico.

Dall'altra parte c'è Emilia Clarke, apprezzata interprete di Il Trono di Spade, ma qui completamente rivoluzionata nel lavoro sul corpo (ha una camminata fantastica, storta e fieramente provinciale) e soprattutto sul volto. Dotata di sopracciglia mobili oltre il credibile e intenzionata ad usarle, la vera protagonista del film pervade ogni scena della sua presenza attingendo con meravigliosa modernità a due tra i migliori personaggi femminili visti negli ultimi anni nel cinema europeo. Una è la Sally Hawkins di La Felicità Porta Fortuna, sempre solare contro ogni avversità, sempre piena d'entusiasmo senza avere la fastidiosa stucchevolezza che si potrebbe temere, vero esempio di tenacia portata avanti senza la rabbia che solitamente vi si affianca. L'altra è Emily Dequenne in Sarà Il Mio Tipo, simile per brio, abbigliamento, colore, piglio e vivace ignoranza a quello che Emilia Clarke porta a termine con straordinaria costanza.
Con personaggi così e una storia così, anche la più trita celebrazione dei sentimenti basilari può sopportare la necessaria dose di melassa e conquista la dignità che merita.

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