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8.11.16

Virtual Revolution (id., 2016)
di Guy-Roger Duvert

MELIES COMPETITION
SCIENCE PLUS FICTION FESTIVAL
 
Un conto è omaggiare, uno è copiare, uno è rielaborare e uno ancora è rifare. Virtual Revolution è un passo avanti a tutti questi termini e aderisce così tanto a Blade Runner per raccontare la sua storia (molto diversa da quella dei replicanti cacciati da Rick Deckard) da sembrare un episodio di una serie tv su Blade Runner non autorizzata, che quindi non può usare nomi e marchi veri.

Un elenco delle cose che si vedono in Virtual Revolution e sono ricalcate maniacalmente sugli equivalenti del film di Ridley Scott:

  • Il design della città del futuro
  • il design delle macchine volanti e la maniera in cui volano
  • la scena del volo in macchina, con l’inquadratura da dietro
  • l’inquadratura ravvicinata del protagonista nella macchina volante, impassibile, illuminato dalla luce arancione in un momento di quiete condito da musica elettronica
  • la piattaforma d’atterraggio delle macchine volanti
  • il palazzo della grande corporation
  • il protagonista è un detective da noir, solo e triste
  • al centro di tutto c’è una caccia
  • il cappotto color cuoio con bavero del protagonista
  • il vestito sotto il cappotto (cravatta esclusa)
  • la voce fuori campo noir su un film di fantascienza
  • il whisky bevuto a casa
  • il cibo cinese mangiato
  • le luci color arancio che entrano dalle ampie vetrate di giorno
  • le veneziane che illuminano di taglio gli ambienti di notte
  • onnipresenti ventole che generano ombre in movimento
  • le strade confuse della città a livello basso
  • i bassifondi come un eterno mercato caotico pieno di persone vestite strane
  • la pioggia come condizione esistenziale
  • i controluce
  • un palazzo in stile liberty
  • gli interni di quel palazzo abbandonati e pieni di calcinacci ma in stile neoclassico con gli stucchi
  • un inseguimento e una rissa in quella casa
  • il design delle pistole
  • la musica elettronica
  • il finale con riprese a volo d’uccello su alberi rigogliosi verdi e il sole

A fronte di tutto questo che cosa può dare un film del genere, con effetti speciali sovradimensionati per budget e impegno, una trama molto confusa e molto mal raccontata e alcuni momenti in cui la recitazione è a livello dei fan film che si trovano online?
Se alla fantascienza (specie quella che parla di futuro) si leva l’originalità di una visione, sì leva cioè la capacità di creare immagini che raccontino attraverso il design e l’aggregazione di suggestioni cosa ne è stato dell’umanità in un mondo andato a male, cosa rimane?

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...ma sono vivo e non ho più paura! by Gabriele Niola is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.