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13.5.18

Sorry Angel (Plaire, Aimer et Courir Vite, 2018)
di Christophe Honoré

CONCORSO
FESTIVAL DI CANNES
 
Si intuisce da subito che Christophe Honoré vorrebbe avere tantissime cose da dire sugli eventi del suo film, sulla storia di due omosessuali (uno a dire il vero bisessuale) nella Francia degli anni ‘90, ma purtroppo non ne ha. E se questo è un problema relativo nella prima parte, quando c’è tutta la storia da srotolare con una maestria più che decente e quel consueto e ammirevole stile invisibile della narrazione francese, nella seconda diventa un supplizio, perché i fatti da raccontare sono finiti e il film stesso desidera ardentemente di finire ma Honoré non glielo consente, ravanando e ripetendo, cercando di dare l’impressione di avere molte idee sul senso della trama, senza però averne davvero nessuna.

Come in un melò classico l’amore dei due protagonisti è impedito dal contesto. Si incontrano in un cinema, si piacciono, vanno a letto e si frequentano fugacemente ma il fatto che vivono in città diverse li tiene lontani. Lungo gli anni tenteranno di trovarsi e concretizzare un amore che sentono ma per il quale faticano a combattere tra amici che muoiono di AIDS, difficoltà relazionali, storie con donne, paura a mostrare il proprio amore pubblicamente e tutta una serie di elementi che tarpano il loro entusiasmo e li fanno propendere per avventure occasionali.

Fin dal suo impianto però il film parte su basi imperdonabili: raccontare una storia simile, con queste difficoltà e questo tipo di amore, trascurando il lato fisico, trascurando il fatto che ad unire i due è prima di tutto il corpo ed è anche quello che per certi versi li tiene lontani (l’AIDS) è una scelta indubbiamente penalizzante. Sorry Angel lavora sui dialoghi, mostra qualche corpo nudo ma non è mai vicino a loro, non riesce mai a far sentire l’attrazione che lotta contro le imposizioni della società, quella parte irresistibile, inspiegabile ed invincibile che tiene due persone collegate nonostante tutto. E anche non volendo trattare quella dimensione non riesce a sostituirla con nient’altro di altrettanto convincente.

Il problema del film sarebbe quindi, alla fine, il fatto di non riuscire mai a dirci nulla di noi ma in realtà non arriva nemmeno a quello, si ferma ben prima perché non riesce a dirci nulla nemmeno dei suoi personaggi. Sballato com’è con una prima parte densa di eventi e una seconda che per decine e decine di minuti gira a vuoto, convinto di stare facendo un gran lavoro su ambienti e sensazioni mentre il pubblico dorme, Sorry Angel dissipa anche quel pochissimo che aveva raccolto inizialmente, quegli scampoli di interesse per la storia di due persone che alla fine capiamo di non aver minimamente né conosciuto né compreso.

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